mercoledì 14 agosto 2013

Lughet 2009 - Cantine Francesco Montagna


Le Cantine Francesco Montagna sono uno dei produttori che preferisco nell'intero Oltrepò Pavese. Ho avuto modo di assaggiare diversi prodotti di questa azienda nel corso del tempo e devo dire che ho sempre trovato dei vini molto ben fatti, con un occhio rivolto alla territorialità ma senza far mancare ad ogni bottiglia un tocco di personalità che ritengo essenziale per distinguersi dalla media vinicola oltrepadana, non sempre purtroppo di altissimo livello.
 
Quest'azienda di Broni produce un buon numero di bottiglie, suddivise in alcune linee di produzione, tra le quali la linea Bertè Cordini, selezione di punta dell'azienda.
Al suo interno troviamo lo Chardonnay Lughet, che ho avuto il piacere di bere recentemente (un vino che piace non lo si assaggia solamente, lo si beve anche) e che mi ha davvero colpito.

Tutti sappiamo che lo Chardonnay è un vitigno che cresce praticamente dappertutto e che si può trovare in ogni paese che possieda anche una benchè minima produzione vitivinicola. Spesso però i risultati non sono entusiasmanti e ci si trova nel bicchiere un vino con poco carattere e quindi totalmente anonimo.
Se vogliamo a grandi linee fare alcune distinzioni trovo che due grandi espressioni di questo vitigno le si possano trovare in Borgogna (nella Cote de Beaune si trovano i migliori cru che danno vita a vere e proprie gemme enologiche, dal costo pe paragonabile a gemme stavolta intese come pietre preziose) e perchè no in California, dove chiaramente il terroir è completamente diverso così come l'approccio di chi vinifica nel cosiddetto new world. Ciò non toglie che alcune aree come Monterey o la Russian River Valley siano molto rinomate per i loro Chardonnay dai forti toni barricati.

Torniamo al nostro Lughet senza andare troppo lontano. Nel bicchiere un giallo paglierino carico, tendente al dorato, con una bella limpidezza. Al naso intenso con note di legno a ricordarci gli 8 mesi di barriques (sia nuove sia di primo passaggio) dove il vino viene lasciato a maturare. Numerosi batonnages e una criomacerazione di 24 ore sulle uve garantiscono da un lato una maggiore estrazione e ricchezza, dall'altro una più edulcorata sensazione di legno che infatti al naso sfuma per lasciare spazio a sensazioni fruttate, con frutta esotica e tropicale in netto rilievo. Anche l'assaggio è convincente, i suoi quasi quattro anni non si sentono. Un filo debole in ingresso, discreta carnosità, ancora accentuate note di frutta gialla, grande tropicalità e un bel finale dove l'acidità è ben viva e ci lascia presagire una vita residua di un paio d'anni ancora almeno, buona infine la persistenza.

Un vino che strizza l'occhio più agli Chardonnay californiani (chissà che non c'entri il periodo passato lì dal bravo enologo Matteo Bertè) ma senza tutta la pesantezza della barrique che qui si sente ma è ben integrata col frutto. Con un pò più di polposità e di estrazione potrebbe davvero giocarsela alla pari con tanti Chardonnay di punta della produzione italiana.

Il prezzo poi è interessantissimo.

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